La Costituzione e la Bellezza (Italian Edition) by Michele Ainis & Vittorio Sgarbi

La Costituzione e la Bellezza (Italian Edition) by Michele Ainis & Vittorio Sgarbi

autore:Michele Ainis & Vittorio Sgarbi [Ainis, Michele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2017-09-13T22:00:00+00:00


Il Cretto di Alberto Burri, cemento, 1984-1989, sovrastato dalle pale eoliche, Gibellina (Trapani).

Dal boom economico non si contano le violazioni della Costituzione in questo senso: hanno distrutto una quantità sterminata di luoghi costieri, con una speculazione selvaggia nell’area romagnola, nell’area pugliese e in qualsiasi altro posto d’Italia ci siano orrendi condomini o alberghi costruiti davanti al mare; poi si è continuato con la speculazione edilizia nelle grandi città (ad esempio il sacco di Palermo o il “ferro di cavallo” a Perugia o la città universitaria di Chieti). Infine, negli ultimi dieci anni, si è portata a compimento questa catastrofe con i cosiddetti parchi eolici, soprattutto in Puglia, con una violenza inaudita rispetto a un paesaggio meraviglioso e delicato. È una palese violazione della Costituzione che nessuno ha mai sanzionato. Dopo dieci anni che contestavo questa violenza, finalmente qualche pubblico ministero ha aperto un’inchiesta, scoprendo la mafia che si annida dentro l’eolico. Tra l’altro, le pale sono in gran parte ferme, quindi non ottemperano a nessuna funzione, sono soltanto un’alterazione paesaggistica che contraddice l’articolo 9, che parla di tutelare il paesaggio così com’è, non per come può mutare presupponendo una buona causa. “Tutela il paesaggio” è una formula assoluta, e io richiamo ancora una volta le autorità – dal presidente della Repubblica al presidente del Consiglio, dal ministro dei Beni culturali al ministro dell’Ambiente – a rispondere alla lettera della Costituzione.

Dalla fine degli anni cinquanta a oggi, abbiamo perso circa metà del nostro patrimonio storico e artistico, come pochi sanno. Si sono distrutte mirabili situazioni paesistiche e urbane, con deperimento irrimediabile del patrimonio cosiddetto minore. Nelle campagne, soprattutto quelle del Nord, edifici rurali sono stati abbandonati, abbattuti o distrutti, e, quando sia, non vengono ricostruiti dopo un terremoto. Per cui, salvo le cattedrali, i grandi palazzi e alcuni centri storici, il patrimonio edilizio povero, che storicamente è comunque rilevante, è stato cancellato, devastato. Possiamo ringraziare il cielo di avere avuto la legge n. 1089 del 1° giugno 1939, Tutela delle cose d’interesse artistico o storico, norma fondamentale che ha protetto in maniera decisiva il patrimonio artistico italiano. Ma se andiamo a misurare tutto quello che ha interesse antropologico ed etnologico, vediamo che di fatto ne abbiamo perso più del cinquanta per cento. Ed è già molto aver salvato almeno quella metà, rispetto al Giappone e ad altri paesi privi di leggi di tutela come le nostre (che risalgono comunque al tempo del fascismo): la città di Tokyo, per esempio, negli anni trenta e quaranta era piena di templi buddisti meravigliosi, e adesso sembra una città americana. Noi abbiamo salvato, almeno parzialmente, le nostre città dall’americanizzazione.

Il paesaggio, invece, è stato lasciato a se stesso, nell’indifferenza generale delle autorità. E anche questa è una cosa inquietante, l’indifferenza totale per la salvaguardia del paesaggio, come se fosse facoltativa e non una precisa garanzia costituzionale. Certo, ci sono le Dolomiti, su cui è stato posto l’inutile vincolo dell’Unesco; ma lì dove il paesaggio è poco visto e visitato, in Molise, in Basilicata, in parte della



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